Monday, June 19, 2006

Cake...

La nuova frontiera del femmini­smo passa per il diritto delle donne ad avere un orgasmo». È la convinzione di Emily Scarlet Krarner e Melinda Gallagher, rispettiva­mente 28 anni (laureata in Studi fem­minili alla Columbia) e 38 (master alla New York University in Salute pubblica e sessualità), amiche d'infanzia. fondatrici di un movimento che, partito dalla Grande Mela, si sta espandendo, da San Francisco a Londra. La loro associazione si chiama Cake, "torta", che nello slang newyorchese è sinonimo di vagina. «Tutto è comincia­to nell'estate del 2000». racconta Melinda. «lo ed Emily, sedute su una pan­china, stavamo discutendo di sesso e della mancanza di spazi, nella società, che consentissero alle donne di parlare dei loro desideri, di confrontarsi, impa­rare, convincersi, per esempio, che un rapporto sessuale non finisce quando lui raggiunge l'orgasmo, ma quando viene anche lei. Cosi, abbiamo deciso di fare qualcosa. All'epoca Internet sta­va esplodendo, e abbiamo cominciato creando un sito (www.cakenyc.com) e organizzando incontri (di recente Kra­rner e Gallagher hanno anche pubbli­cato un libro, A piece of Cake. Atria books, Simon & Schuster, ndr). Poi ci è venuta l'idea dei party: va bene ritro­varsi intorno a un tavolo, ma se si fa qualcosa di divertente si attirano di si­curo più persone».
Così è stato: dalle venti simpatizzanti che si aspettavano alle porte della di­scoteca affittata per l'occasione, Emily e Melinda si son ritrovate circondate da oltre duecento donne. Tutte entusiaste. Da allora. Cake organizza workshop, le­zioni di sesso, incontri di vario genere e un party al mese. In cui si parla di tut­to. E si mette anche in pratica qualco­sa: si guardano film porno per far sco­prire alle donne che la stimolazione vi­siva può essere eccitante anche per loro, si esaminano i vari sex toys sul mer­cato e chi vuole li può testare; si parla di depilazione intima; si spiega che co­s'è l'eiaculazione femminile e si assiste a una dimostrazione pratica. Insomma, si mette da parte ogni pu­dore: «Tutte devono sentirsi a proprio agio, in un ambiente accogliente, che non le giudica», spiega Emily. «La vita delle donne, nella quotidianità, è fatta per lo più di accettazione. Forse la no­stra generazione sta davvero facendo scoprire al mondo l'esistenza di una sessualità precisa, che deve emergere, e di cui dobbiamo essere libere di par­lare. Quando ci riuniamo, ci sono così tante cose di cui le donne vogliono di­scutere! Orgasmi, partner, percezione del proprio corpo, fantasie sessuali (e le donne ne hanno tantissime)... Non c'è mai un attimo di silenzio». Ma è durante le feste che si assiste a quella che le fondatrici di Cake defini­scono una vera e propria liberazione della femminilità. «Ogni evento ha un tema diverso», spiega Melinda, «ma l'obiettivo di tutte le serate è celebrare la sessualità femminile in modo interat­tivo. Non si fa sesso in pubblico, asso­lutamente, e i nostri party non hanno niente a che vedere con gli scambi di coppie. Diamo alle donne la possibilità di esplorare diversi aspetti del sesso at­traverso un argomento specifico, che può essere lo striptease, la lap dance, la stimolazione visiva, l'esibizionismo... Il nostro motto è: vieni in discoteca, di­vertiti, eccitati e il resto fallo a casa. Non sono sex party, ma sexy party». I maschi sono ammessi solo se accom­pagnati da una donna che garantisca per loro e che faccia parte dell'associa­zione. Cento dollari per l'iscrizione an­nua. Ma per essere ammesse, bisogna anche scrivere qualcosa di sé che ab­bia a che vedere col sesso. Le socie sono 500. 25 mila le iscritte alla newsletter. «Cerchiamo», spiega Melinda, «di portare nel gruppo uomini illumina­ti e intelligenti. Alcuni sono l'intratteni­mento stesso della serata: spogliarellisti, ballerini, ragazzi assoldati per esse­re l'oggetto sessuale delle donne in sa­la. Poi ci sono i mariti o i conoscenti. Qualcuno incoraggia le amiche timide, altri vengono per divertirsi, imparare, ballare con le mogli e spogliarsi con lo­ro sul palco (mai completamente, però, sia chiaro: niente nudo ai Cake party). Non si può celebrare la sessualità fem­minile ignorando gli uomini». Aggiunge Emily: «Poi c'è la comunità gay, che ha una vita notturna attivissima e alternati­va, molto esplorativa nei confronti del sesso. Che non pensa, però, alle esi­genze delle donne etera». Le ragazze che frequentano i party so­no entusiaste. Erica, 20 anni, fotografa e studentessa universitaria, lo confer­ma: «Non me ne perderei uno per niente al mondo. Il clima è di diverti­mento e provocazione, si respira aper­tura mentale, c'è intrattenimento. Si percepisce davvero uno spirito comu­nitario. Di solito, alle feste nei club, ti senti un po' osservato. Tutti sono trop­po preoccupati di essere fichi, di fare le mosse giuste, di essere vestiti alla moda. Non c'è dialogo, nessuno parla realmente con nessuno, trovi gente che si ubriaca da sola in un angolo...
Ai party di Cake questo non succede. Ci sono tante altre donne, spiritose e attente, con cui chiacchierare, e poi i ballerini e le ballerine, e a volte perfor­mance impreviste, per esempio spo­gliarelli, scenette bondage... Una ra­gazza una volta era immersa in una pi­scina di plastica, e giocava con le bolle di sapone insieme al pubblico. La cosa più folle che ho fatto? Coccole di grup­po con 4 persone allo stesso tempo. Ma niente di sconvolgente. Anche per­ché la filosofia non è la trasgressione, ma il gioco alla scoperta di se stesse».
Dominique, di origini italiane, ha 29 anni, lavora per un'or­ganizzazione no profit e alle feste va con il marito: «Ho scoperto il mio lato esibizioni­sta, e sono diventata una bal­lerina fissa per Cake. Compro i costumi, invento coreogra­fie, do sfogo alla creatività fa­cendo cose sempre diverse. Gelosia tra me e lui? Nessu­na, siamo una coppia aperta, lo sono bisessuale, e a volte frequento altre donne; la stessa cosa la fa mio marito. Quella di ballare, essere sexy e intratte­nere gli altri con la fantasia, e senza mai essere volgare o esagerare, è una sfida che mi piace. Sì, lo so, molte donne hanno problemi con la sessualità, o addirittura non hanno mai avuto un orgasmo. Sono donne che non san­no esplorare, che non sono abituate a dire al partner cosa vogliono. Cake ti incoraggia a entrare in contatto con i tuoi desideri e il tuo corpo, a parlarne con il tuo uomo, ad ascoltare altre don­ne e imparare da loro». Tutte felici? Non proprio. Le femmini­ste sono furiose: tanto per cominciare, sostengono che non si debbano guar­dare i film porno, perché sviliscono la donna. Poi, che le ragazze, esibendosi ai Cake party, si trasformano in oggetti sessuali. Infine accusano Emily e Melinda di essere novelle Hugh Hefner, il fondatore di Playboy, e di sfruttare il lo­ro genere per fare soldi. Le due non si scompongono: il porno esiste e non lo si può negare. Cake cerca di fare in modo che l'industria dell'hard rispetti le attrici e prenda in considerazione i desideri del pubblico femminile. «Le accuse sulle donne oggetto sono anacronistiche, non tengono conto del­le fantasie delle ragazze di oggi (età media delle Cake-girls: 20-39 anni, ndr)», osserva Melinda. «Tanto per co­minciare, conduciamo noi il gioco, de­cidiamo che cosa succede, cosa ci piace e cosa no. Molte amano salire sul palco, esprimere la sessualità attraverso uno show, perché negarglielo?». «Le battaglie delle femministe», con­clude Emily, «non si possono fermare agli stupri e alle quote rosa. Ci dev'es­sere parità nel piacere. Poi va tenuta in considerazione l'evoluzione della ses­sualità femminile. Al di là dell'esibizio­nismo, per esempio, c'è un trend deci­samente crescente: quelle che, pur non essendo gay né bisex, vogliono provare a fare sesso con un'altra don­na. Per il gusto di sperimentare. Sotto l'etichetta di etero c'è molto di più, ignorarlo fa male alle donne, le reprime invece di liberarle».
E i maschi, che dicono? Osservano e si costruiscono un bagaglio culturale da condividere con altre compagne, perché un mondo di sesso migliore è possibile. «E poi», osserva uno. «è sempre meglio che stare a casa a guardare la tv».