Sunday, November 12, 2006

Gli anglicani aprono all'eutanasia "Prevalga la compassione cristiana" - esteri - Repubblica.it

LONDRA - La pietà cristiana contempla - in alcuni casi - l'eutanasia. Lo dice la Chiesa anglicana, che per la prima volta si apre alla possibilità dell'eutanasia passiva se si tratta di neonati con gravissimi e irrimediabili handicap. E spiega che è possibile che "ci siano situazioni in cui per un cristiano la compassione debba prevalere sul principio secondo cui la vita va preservata a tutti i costi".

La questione è diventata di nuovo di scottante attualità in Gran Bretagna una settimana fa, quando una prestigiosa associazione di ginecologi e ostetrici britannici - il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists - ha proposto l'eutanasia (in qualche caso persino attiva) per i bambini che vengano alla luce con devastanti invalidità e che siano quindi condannati ad una vita vegetativa e spesso di grande sofferenza.

Per ginecologi e ostetrici il problema non è soltanto di astratta natura morale: l'accanimento terapeutico su casi più o meno disperati porta ad un ingente spreco di risorse preziose e limitate che sarebbero molto più utili se dirottate verso la cura di bambini risanabili. Poi, a sorpresa un vescovo anglicano di spicco, il reverendo Tom Butler, a capo della diocesi di Southwark, ha fatto sue parecchie delle preoccupazioni e delle raccomandazioni del Royal College, che da più parti è stato accusato di avere una visione nazistoide della vita e di voler sopprimere i portatori di handicap.

In una lettera a una commissione indipendente di bioetica che deve pronunciarsi su questa delicatissima e controversa materia e formulare nuove direttive per i medici (il 'Nuffield Council on Bioethics'), l'alto prelato afferma che "in alcune circostanze può essere giusto fermare o togliere una cura, sapendo che è possibile, probabile o anche certo che ciò provocherà la morte".

Il vescovo formula quest'approccio non a titolo personale, ma a nome della chiesa anglicana. Non precisa quali siano le circostanze 'eccezionali' in cui si può praticare l'eutanasia passiva, ma insiste sul tasto che la decisione va presa "con reticenza", quando tutte le altre possibilità siano state esplorate e scartate. Che cosa fare dei neonati con pesanti handicap (in genere si tratta di prematuri) è un tema particolarmente sentito in Gran Bretagna per via di un'aspra battaglia giudiziaria per mantenere in vita una bimba che oggi ha tre anni, Charlotte Wyatt, nata prematura di tre mesi.

Alla nascita Charlotte pesava appena cinquecento grammi. I genitori sono riusciti a farla mantenere in vita nonostante il parere negativo dei medici, che non volevano farlo a qualsiasi prezzo. Malgrado i grossi danni al cervello e ai polmoni Charlotte è sopravvissuta, in stato vegetativo e alimentata artificialmente. Nel frattempo i genitori si sono separati e hanno lasciata in ospedale la figlia per la quale si sta adesso cercando una famiglia disposta all'adozione. In Olanda, il Paese europeo dove più si pratica l'eutanasia, i bambini che nascono con un anticipo superiore a 25 settimane vengono lasciati morire.

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