Friday, April 22, 2005

Matrimoni gay, la Spagna dice sì



Matrimoni gay, la Spagna dice sì

Sì alle unioni gay. Con 183 voti a favore e 136 contrari la Camera bassa del parlamento spagnolo ha approvato una legge che consentirà di sposarsi e adottare bambini alle persone dello stesso sesso.

Per il no si sono Popolari, Unione democratica di Catalogna e Udc. Il Partito Nazionale Basco (Pnv) e Convergenza e Unione di Catalogna (CiU) della quale fa parte Udc, avevano lasciato libertà di voto ai propri deputati. La camera ha anche approvato, con 192 voti a favore, 127 astensioni (Pp) e 5 voti contro, un progetto di legge che rende più agile il divorzio rendendo possibile presentare domanda dopo tre mesi dal matrimonio, senza separazione previa e senza cause di colpevolezza. La riforma mantiene la polemica custodia condivisa dei figli che può essere decisa dal giudice su richiesta di uno solo dei due coniugi. Ma il governo si è detto pronto a «ritoccare» questo punto.

La legge sul matrimonio omosessuale entrerà in vigore in estate se, come si prevede, verrà approvata anche al Senato. Saranno così modificati 16 articoli del codice civile vigente sostituendo di fatto le parole «marito e moglie» con «i coniugi» e «padre e madre» con «genitori». Viene inoltre ampliato l'articolo 44 con la seguente dizione: «Il matrimonio avrà gli stessi requisiti ed effetti quando i contraenti siano dello stesso o di differente sesso».

«È un giorno storico per tutti i cittadini che credono nell'eguaglianza, la giustizia e lo stato di diritto» ha detto Beatrice Gimeno, presidente della federazione statale di lesbiche, gay e transessuali i cui rappresentanti nella Camera avevano le lacrime agli occhi. Il ministro della giustizia Juan Fernando Lopez Aguilar ha affermato che con il matrimonio omosessuale si adempie il mandato costituzionale di eliminare le barriere di disuguaglianza e discriminazione. Il Consiglio generale del potere giudiziario (Cgpj) ha da parte sua espresso dubbi sulla costituzionalità del testo di legge in quanto «il matrimonio o è eterosessuale o non è».

«Habemus matrimonium», gridava uno striscione del Collettivo gay e lesbiche, all'interno del parlamento, a sottolineare il fatto che il sì ai matrimoni gay ripropone lo scontro fra le due anime della Spagna cattolica e socialista. La legge, quando era ancora una proprosta, è stata criticata duramente dai vescovi spagnoli e dall'allora cardinale Joseph Ratzinger come «distruttiva per la famiglia e la società». Dopo il sì della Camera spagnola il premier Jose Luis Rodriguez Zapatero, che nei giorni scorsi si era detto desideroso di «collaborare» con il nuovo papa, ha affermato che se Benedetto XVI avrà qualcosa da dire sul matrimonio omosessuale egli lo ascolterà con rispetto ma senza rinunciare alle prerogative del governo. «Se il nuovo papa dice qualcosa (al riguardo) sono pronto a rispettare ciò che dirà» ha detto Zapatero sottolineando che «una delle garanzie della democrazia è la libertà religiosa, di opinione, la libertà di portare avanti un progetto politico con il voto dei cittadini; questa è la grandezza della democrazia».

Contro l'iniziativa di legge si erano espressi sia cristiani che ebrei chiedendo al parlamento di non consentire che le unioni omosessuali siano equiparate al matrimonio distruggendone così «essenza e identità» che sono parte integrante della «tradizione giudaico-cristiana». In un documento senza precedenti sottoscritto da rappresentanti delle fedi cattolica, ortodossa, evangelica ed ebraica, e diffuso dalla Conferenza episcopale, si affermava che i diritti degli omosessuali pur sacrosanti «non dovrebbero influire sull'essenza e l'identità del matrimonio» e che comunque una legge richiederebbe «riflessione, un ampio dialogo e un vasto consenso sociale». Il governo, per bocca del segretario di stato alla giustizia Luis Lopez Guerra, ha risposto affermando che la legge «è un'iniziativa meditata» che «conta su un ampio appoggio dell'opinione pubblica» e seguirà il suo iter.

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